L’evoluzione del modello Airbnb e il suo impatto sull’economia italiana
Airbnb, nato nel 2007 e arrivato in Europa nel 2011, inizialmente veniva descritto come una piattaforma di “home sharing”. Tuttavia, con il passare del tempo e la crescita esponenziale del settore, è diventato evidente che non si trattava più solo di economia della condivisione, ma di un vero e proprio colosso del turismo. Oggi, il comparto turistico italiano genera un valore complessivo di circa 215 miliardi di euro, di cui 37 miliardi derivanti esclusivamente dai soggiorni, secondo i dati Istat. Il turismo contribuisce per il 13% al PIL nazionale e offre opportunità di lavoro a circa 3 milioni di persone, dimostrando così la sua rilevanza nell’economia del Paese.
La maggior parte degli host che utilizzano Airbnb paga una commissione del 3%, che viene calcolata sul subtotale della prenotazione (inclusi i costi giornalieri e altri eventuali addebiti dell’host, escludendo però le tasse e le spese di servizio dell’ospite). Tale commissione viene detratta automaticamente dai compensi dovuti all’host.
Oltre alla piattaforma stessa, esiste un indotto in rapida espansione, costituito da aziende specializzate nella gestione professionale degli affitti brevi. Queste società di property management offrono una gamma completa di servizi, che vanno dalla pubblicazione degli annunci, alla gestione delle prenotazioni, fino alle attività di check-in, check-out e pulizie, rendendo sempre più efficiente e professionale l’intero processo.